A cinquant’anni dalla sua scomparsa, Pesaro sceglie di rileggere e raccontare uno dei suoi artisti più singolari: Nino Caffè (1908–1975). Pittore abruzzese di nascita ma pesarese d’adozione, è passato alla storia come il “pittore dei pretini”, che rappresentano sì uno dei soggetti più caratteristici della sua pittura, ma che rischia di essere riduttivo se non accompagnato dalla consapevolezza della sua formazione colta e della sua sensibilità pittorica.

La mostra “Nino Caffè. Tra naturalismo e satira”, curata da Mariastella Margozzi, inaugura la nuova ala dei Musei Civici di Palazzo Mosca e raccoglie 65 dipinti provenienti da collezioni private. Un percorso che non si limita a celebrare la sua vena ironica, quasi giocosa, ma che restituisce la complessità di un artista capace di muoversi con disinvoltura tra satira, osservazione del reale e poesia figurativa.

Locandina della mostra “Nino Caffè. Tra naturalismo e satira“,
a cura di Mariastella Margozzi.

Nino Caffè e il suo sguardo ironico sul clero

Caffè trova nei prelati un universo narrativo inesauribile: cardinali e vescovi, chierichetti e parroci diventano tutti protagonisti di scene ironiche, a volte surreali, ma pur sempre profondamente umane. Nei suoi quadri, i “pretini” non sono solo figure ieratiche ma personaggi quotidiani, colti nei loro slanci, nelle loro debolezze e nei piccoli vizi. Un modo di raccontare il mondo ecclesiastico che diverte e disarma, e che proprio per questo conquistò anche la simpatia di collezionisti internazionali, arrivando fino al Metropolitan Museum di New York.

Oltre i “pretini” di Nino Caffè

Eppure, Nino Caffè non fu solo il pittore del clero in miniatura. Il suo mondo spazia da paesaggi urbani e naturali, a nature morte e ritratti, dimostrandosi un artista legato alla tradizione figurativa, attento al mestiere del disegno e al rigore della composizione. La sua pittura en plein air e la capacità di cogliere la psicologia nei volti amici raccontano una versatilità che la mostra di Pesaro intende finalmente riportare alla luce.

Un ponte tra tradizione e modernita’

La forza di Caffè sta forse proprio nell’equilibrio: da un lato il naturalismo di chi osserva con occhio attento il mondo che lo circonda, dall’altro la capacità di trasformarlo con leggerezza e ironia, senza mai perdere il gusto per il racconto visivo.

Pesaro, città che lo accolse e lo vide crescere artisticamente, oggi lo celebra con un progetto che non è solo un omaggio, ma una riscoperta. Perché dietro l’etichetta del “pittore dei pretini” si cela un artista che seppe dare nuova voce alla pittura italiana del Novecento, coniugando mestiere, satira e poesia.

Per maggiori informazioni, rimandiamo al sito dei Musei di Pesaro e all’Archivio Nino Caffè.

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