Rhythm 0 e la ferocia umana

Marina Abramović , nata a Belgrado nel 1946, è un’artista contemporanea anche definita come la «nonna della performance art».

Cresce nell’ambiente oppressivo della Jugoslavia post bellica con i suoi genitori , dei partigiani comunisti , che le impartirono moltissime restrizioni . L’unica libertà concessale era quella artistica.

La sua infanzia disfunzionale la porta quindi a dar vita a opere catartiche, che spaventano gli spettatori per la loro capacità di scavare negli antri più oscuri dell’io.


La performance Rhythm 0

È il 1974 quando, all’interno della Galleria Morra di Napoli, si svolge una delle performances più estreme di Marina Abramović : Rhythm 0.

Questo esperimento fa parte di una serie di esibizioni di body art inscenate dall’artista per mostrare la volubilità umana, facendo così emergere il lato oscuro che inevitabilmente si trova in ognuno di noi.

Nelle precedenti opere era stata lei stessa a farsi del male, e, venendo poi accusata di masochismo, decise di dar vita a una rappresentazione in cui rimase immobile per ben sei ore, abbandonandosi in balìa del pubblico.

Marina Abramovic : Rhythm 0 (1974), foto di Marc Wathieu

La platea aveva a disposizione 72 oggetti da usare liberamente contro di lei: alcuni erano innocui (fiori, alimenti, piume), altri, invece, pericolosi (armi, coltelli, accette, martelli).

Inizialmente gli spettatori interagivano timidamente accarezzandola e consegnandole delle rose, ma lentamente prevalsero il sadismo e la violenza.

La tensione inizia a crescere: Marina è ferita, le vengono tagliati i vestiti, la toccano viscidamente, ma il gesto più clamoroso fu quello di un uomo che caricò la pistola e gliela puntò contro.

Se qualcuno avesse deciso di stuprarla o ucciderla avrebbe potuto farlo, e così il pubblico ha iniziato a torturarla senza motivo apparente, ma solo perché aveva il potere di farlo.

Una volta finita la performance, l’artista serba tornò in albergo paurosa e sofferente, convinta che se non ci fossero state delle donne presenti nella stanza, gli uomini avrebbero abusato di lei.

Marina Abramović ci ha quindi dimostrato come l’umano, essere senziente e dotato di ragione, possa diventare spietato e crudele semplicemente quando gli viene concessa la libertà di fare ciò che vuole contro chi non è in grado di difendersi.

Un risultato a cui è impossibile sottrarsi; i presenti in fondo non erano criminali, ma persone “perbene”, persone apparentemente innocue e insospettabili, eppure furono proprio loro che arrivarono a compiere inspiegabilmente atti atroci nei confronti di una vittima inerme.

di Aurora Bulzomì

Credits: Foto di www.thevision.com e Marc Wathieu.

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