Architettura ad alta quota: come vengono costruiti i bivacchi?

Architettura ad alta quota: bivacco Fratelli Fanton by studio Demogo

Tra le cime imponenti delle montagne e i sentieri selvaggi dei boschi, esiste un’esperienza che risveglia lo spirito dell’avventura più primitivo: il bivacco. Spesso misconosciuto e sottovalutato, il bivacco rappresenta un connubio di libertà, semplicità e contatto autentico con la natura. Nelle Alpi, con questo termine ci si riferisce anche a una struttura incustodita a uso degli alpinisti e degli escursionisti per rifugio e pernottamento.

Architettura ad alta quota: rifugio Skuta

Sono ambienti minimi e spartani che concentrano in pochi metri quadrati la principale funzione di pernottamento. Date le modeste dimensioni non è presente un vero e proprio locale cucina, data anche la lontananza dalla città non è presente alcun collegamento alla rete idrica o elettrica.

Le caratteristiche dei bivacchi

Non tutti sostengono l’architettura montana poiché c’è chi pensa che possa provocare danni suscitando da anni discussioni per determinare le scelte progettuali. È necessario quindi parlare di reversibilità: optare per strutture rimovibili in qualsiasi momento così da poter ridare purezza al paesaggio.

Ovviamente oltre a questo è anche importante concentrarsi su un’accurata scelta dei materiali, al fine di recare meno danni possibili al territorio. È consigliato usare materiali riciclabili o riutilizzabili per progetti successivi la cui produzione non incida sulle emissioni di CO2. A livello progettuale non ci sono precise norme da seguire, il tutto ruota intorno al contesto montano e il clima di questo. Il clima rigido predilige le costruzioni con materiali leggeri, prefabbricati ed assemblati a secco. Tenendo sempre conto che il bivacco è una struttura provvisoria, quindi devi essere facilmente rimovibile e che le condizioni del terreno non siano ottimali data la pendenza e la tipologia che può variare. Conviene utilizzare fondazioni puntuali regolabili e sollevare la struttura dal terreno per proteggere il solaio.

Per quanto riguarda l’involucro si necessita alta resistenza termica (ovvero la capacità del materiale di opporsi al flusso di calore) ma bassa capacità termica (quantità di calore che deve ricevere ciascun materiale ). Per far aumentare la temperatura all’interno dei locali è fondamentale trovare sistemi che facciano entrare il sole: ad esempio optare per grandi finestre sulla facciata a sud, dove il sole è più presente durante l’anno.

Un ulteriore problematica nei bivacchi è l’ingresso di aria pulita e l’uscita di aria viziata senza generare sbalzi di temperatura o infiltrazioni esterne. A questo proposito è essenziale che durante la progettazione si introducano anche condotte d’aria che controllino i movimenti dell’aria.

A fini manutentivi, nei bivacchi è preferibile una composizione modulare, sistemi prefabbricati e assemblaggio a secco. I materiali dovrebbero essere durevoli ed è utile prevedere che abbiano la stessa durata nel tempo, così da facilitare la caduta a terra di accumuli o materiale organico. Inoltre conviene progettare una forma aereodinamica della copertura per fronteggiare il forte vento. Un fattore da non sottovalutare per la costruzione di un bivacco è il trasporto per costruirlo. Spesso le condizioni climatiche o la precarietà del sito generano alcuni ostacoli che non permettono la costruzione diretta sul sito, per questo vengono costruiti per la maggioranza in bassa quota per poi essere trasportati in cima alle vette. Ad oggi il mezzo prevalentemente utilizzato per il movimento in quota del bivacco è l’elicottero.

In conclusione, che si tratti di una notte sotto le stelle o di una tappa durante un lungo trekking, i bivacchi rappresentano non solo un’opportunità per gli amanti dell’avventura di immergersi nella natura e godere di momenti di tranquillità lontano dalla frenesia della vita quotidiana, ma anche un’espressione di rispetto e responsabilità verso l’ambiente circostante.

Architettura ad alta quota: bivacco Fratelli Fanton by studio Demogo

Esempi di buona architettura ad alta quota: i Fratelli Fanton

Il rifugio dei Fratelli Fanton si trova situato presso la Forcella Marmarole, ad un’altitudine di 2600 metri. Questa struttura è stata ideata dallo Studio Demogo di Treviso. La base del rifugio è sostenuta da tre plinti di cemento armato, che sono stati rinforzati con micropali per garantire la stabilità. La parte principale della costruzione è realizzata in fibra di carbonio ed è stata trasportata tramite elicottero. Questo modulo è stato quindi posizionato sulle basi preparate nell’anno precedente. Dopo aver fissato saldamente la struttura alle fondamenta, sono stati ultimati i lavori esterni utilizzando materiale isolante XPS. Il rifugio si estende su una superficie di 27 metri quadrati e può ospitare fino a 12 persone, offrendo anche un angolo cottura e vari spazi di stivaggio.

Il rifugio nasce in un laboratorio di architettura presso la Harvard Graduate School of Design: tredici studenti si sono sfidati in una gara di progettazione di un rifugio di montagna innovativo e pratico, hanno presentato dodici proposte che tenessero conto delle varie caratteristiche del sito e della varia disponibilità di materiali tecnologici. Il progetto è costituito da tre moduli: il primo comprende l’ingresso, un ripostiglio e una piccola cucina, il secondo offre una zona in cui socializzare e dormire, il terzo è adibito alla zona notte con cuccette di minime dimensioni per dormire. Il bivacco è stato pensato per facilitare il processo di installazione in loco e per il trasporto a pezzi.

Le pareti sono costruite da un pannello progettato per assicurare alti livelli di comfort, anche in strutture non riscaldate ed esposte a condizioni estreme esternamente. Viene utilizzato un materiale estremamente leggero, non assorbe umidità, e offre resistenza alla condensa e ai ponti termici, oltre ad essere facile da installare. La lana di roccia presente all’interno assicura comfort termico ottimale e funziona anche da barriera antincendio. Nelle due pareti trasversali il bivacco ha una vetrata che ricopre tutta la facciata e permette di godere di una vista strepitosa sulle Alpi. I vetri dei serramenti sono a tripla camera e progettati per resistere alle forti raffiche di vento e neve.

Se ti è piaciuto questo articolo e ti interesserebbe approfondire maggiormente il tema dell’architettura montana ti consigliamo un libro che, oltre ad aver ispirato la stesura di ciò che hai letto, ti aprirà maggiormente gli occhi su come vengono costruiti i bivacchi e le loro peculiarità: “Il bivacco di montagna come sistema aperto” di Elisa Cipriani.

Credits:  Immagini di www.wikipedia.org, www.dolomwood.com, demengo.it

Bibliography:  Il bivacco di montagna come sistema aperto, Elisa Cipriani

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